Il gusto del caffè: un percorso fra chimica e sentimenti

Ogni miscela Hardy ha la sua personalità e un caffè può trasformarsi in un piccolo viaggio per il palato.

Basta un sorso della miscela Hardy Milano per avvertire il sentore dolce-amaro del cioccolato fondente, mentre assaggiando Hardy Universo pensiamo subito alla fragranza della liquirizia fresca.

Profumi, sapori e immagini contribuiscono a creare la sinestesia del gusto: quel territorio dai confini labili in bilico tra oggettività e soggettività, tra chimica e sentimento.

Cinque sapori per infinite combinazioni

Secondo la Treccani  il gusto è il senso che ci permette di riconoscere e controllare le sostanze introdotte nel cavo orale. Sulla nostra lingua infatti ci sono le gemme gustative, strutture composte da cellule capaci di individuare i sapori fondamentali: amaro, acido, salato, dolce e umami, (dal giapponese “saporito” ) che caratterizza il glutammato, presente negli alimenti fortemente proteici come carne e formaggi. Dagli abbinamenti di questi cinque sapori si creano combinazioni più complesse che, nel corso dei secoli, sono state studiate per sviluppare sempre nuove ricette.

Perchè una cosa ci piace e un'altra no

Appena mangiamo qualcosa, le cellule presenti sulla lingua analizzano la composizione chimica del cibo e inviano le informazioni raccolte al cervello che, come sempre, fa tesoro dell’esperienza sensoriale per dirci quello di cui abbiamo bisogno e le cose da evitare.

Ad esempio, un sapore eccessivamente amaro ci provoca un’istintiva sensazione di disgusto, perché spesso caratterizza molte erbe velenose o sostanze nocive. Al contrario il dolce degli zuccheri ci invita a mangiare i carboidrati di cui abbiamo bisogno. Non è un caso che il senso del gusto sia quello che si sviluppa più velocemente e che da piccoli, sia un importante strumento di scoperta del mondo circostante: i bambini di pochi mesi mettono istintivamente ogni oggetto in bocca, ancor prima di guardarlo o tastarlo.

Perchè ciascuno ha i suoi gusti

Il viaggio dei sapori si spinge molto più in là dell’immediatezza della quotidianità e della sopravvivenza. All’analisi chimica operata dalle nostre papille gustative si unisce l’intuito dell’olfatto che mescola al presente e alla sua oggettività, la nostra memoria e i nostri sentimenti. Mentre i recettori sulla nostra lingua traducono in impulsi nervosi le sostanze solubili, l’olfatto riesce a percepire le sostanze volatili che ci creano delle reazioni tanto immediate quanto elusive. Se qualcuno, ad esempio, annusando la miscela Europa di Hardy, avverte i sentori di terra e legno, può pensare alla superficie ruvida di una corteccia, mentre qualcun altro si ritroverà a ricordare le sue vacanze da bambino e le passeggiate sui sentieri di montagna. Suggestioni e ricordi si uniscono alle nostre abitudini e al nostro background culturale, contribuendo a formare le nostre preferenze. Per questo i gusti sono così personali.

L'educazione al gusto

Provare un piatto nuovo o di una cucina molto diversa dalla nostra provoca reazioni diverse in ciascuno come di fronte a qualsiasi cambiamento della vita: alcuni lo rifiutano, altri sono guardinghi, altri incuriositi, altri ci si buttano a capofitto. E anche se c’è chi ha un vero talento per cogliere anche le più piccole sfumature di un cibo o di una bevanda, tutti possiamo educare il nostro senso del gusto. Per imparare a distinguere le miscele del caffè Hardy bisogna fare attenzione al suo aroma, chiudendo gli occhi e stando attenti a fragranza e profumi; in un secondo momento bisogna assaporarlo cercando di avvertirne l’acidità, la cremosità e l’amarezza. Alla fine è necessario fare attenzione al suo retrogusto: potrebbe rivelare delle note inaspettate.